Uccelli

Uccelli

La diversità ambientale fornita dalle fasce altitudinali tipiche dell'ecosistema alpino fa sì che quasi tutta l'avifauna delle Alpi sia ben rappresentata in Valle Anzasca.

Nei boschi gli uccelli più comuni sono il Fringuello, il Tordo bottaccio, il Pettirosso, i Luì e tutte le specie di cince. Nelle foreste di aghifoglie sono molto diffusi anche il Regolo, il più piccolo uccello europeo, ed il Crociere, riconoscibile per il particolare becco specializzato nell'estrazione dei semi dagli strobili degli abeti e dei pini. Una specie preziosa per la rinnovazione del bosco è la Nocciolaia, un corvide dalla livrea unica, che spesso emette il suo canto inconfondibile sulle cime degli abeti. Molto frequentemente è possibile imbattersi nei segni sui tronchi lasciati dai picchi. In valle sono censite quattro specie di picchio: Il Picchio nero, il Picchio rosso maggiore, Il Picchio verde ed infine il Pichio rosso minore. Le ultime due sono presenti solo nella fascia altitudinale più bassa con prevalenza di latifoglie. I rapaci più diffusi nell'ambiente boschivo sono la Poiana, lo Sparviero e l'Astore, mentre di notte, specialmente all'inizio della primavera, è facile ascoltare anche vicino i centri abitati il canto dell'Allocco. La Civetta capogrosso e la Civetta nana, rapaci notturni tipici del Nord Europa ma diffuse anche sulle Alpi , risultano più rare e localizzate.

Oltre la fascia del bosco, si aprono le praterie alpine. Questo ambiente particolarmente proibitivo in inverno quando si sciolgono le nevi diventa particolarmente ricco di insetti e ambito da molte specie di uccelli tra cui lo Spioncello, il Culbianco, l’Allodola, gli Zigoli e la Coturnice. Due specie particolarmente adattate alla vita in questo ambiente durante tutto l’anno sono il Fagiano di monte, anche detto Gallo forcello, e la Pernice bianca. Entrambi sono tetraonidi, uccelli galliformi che durante le glaciazioni hanno esteso il loro areale all’Europa meridionale per poi rimanere con delle popolazioni relitte lungo l’arco alpino. Tra gli adattamenti di questi animali spiccano i tarsi piumati, per evitare le dispersioni di calore, e la capacità di scavare dei rifugi sotto la neve durante le giornate più rigide.

Le praterie sommitali sono le zone di caccia dell’Aquila reale. Grazie agli sforzi di tutela di questo grande rapace, oggi è un’osservazione molto frequente nei nostri cieli. La coppia riproduttiva è solita costruire grossi nidi fatti di rami sulle cenge rocciose, che negli anni vengono alternati per far sì che non si accumulino parassiti. Spesso le pareti rocciose abitate dalle aquile vengono condivise con i Corvi imperiali ed un piccolo uccello dai colori vivaci il Picchio muraiolo. La fascia d’alta quota invece, è un ambiente solo per veri professionisti originari dei ghiacciai himalayani come il Fringuello alpino, il Gracchio alpino ed il Sordone. Sono uccelli molto confidenti che durante la stagione invernale compiono dei spostamenti “verticali” per meglio sfruttare le risorse. Negli ultimi anni le osservazioni di Gipeto, il più grande avvoltoio europeo, sono in grande aumento. Dopo la totale estinzione ai primi del novecento, oggi, grazie ai vari progetti di reintroduzione, la popolazione delle Alpi è tornata vitale. In Valle Anzasca come del resto in tutta l’Ossola non si registrano ancora riproduzioni ma ci si imbatte spesso in individui immaturi in dispersione o, come succede a Macugnaga, di incursioni di adulti probabilmente della coppia di Saas Fee.