Rettili e anfibi
I rettili e gli anfibi sono animali eterotermi; vale a dire che le loro funzioni vitali dipendono dalla temperatura dell’ambiente. Pertanto le specie adattatesi a vivere nel clima alpino sono indubbiamente di meno rispetto ad altre zone climatiche.
Gli anfibi sono animali strettamente legati alla presenza dell’acqua durante tutta la loro vita, ad eccezione delle salamandre che ne necessitano solo per la riproduzione e nella fase giovanile. Anche quando si trattengono all’asciutto, tutti questi animali necessitano di un altro grado di umidità atmosferica, poiché hanno bisogno di evitare il disseccamento delle ghiandole mucose disseminate su tutta la superficie del corpo. In primavera, alla fine del letargo, i riproduttori, maschi e femmine, si incontrano nelle località adatte e si accoppiano. La Rana temporaria è la prima che depone le uova, appena terminata la fusione delle nevi e spesso quando le neve circonda ancora le acque in cui avviene l’accoppiamento. Successivamente si riproducono gli altri anfibi come il Rospo comune e il Tritone alpino. Nei boschi umidi in particolare di faggio trova il suo habitat ideale la Salamandra pezzata, dai colori inconfondibili, nera con macchie o strisce allungate gialle. È una colorazione cosiddetta aposematica, volta ad avvertire un eventuale predatore della sua tossicità. Tutti gli anfibi sono animali in forte diminuzione a causa dell’inquinamento delle acque, delle modificazioni ambientali e della diffusione di agenti patogeni. Pertanto si raccomanda di evitare qualsiasi forma di disturbo o manipolazione, il più delle volte non necessaria.
Rana temporaria
I rettili, invece, hanno una pelle asciutta, corneificata e coperta di squame che li difende dalle lesioni e dall’evaporazione, rendendoli del tutto indipendenti dall’ambiente acquatico. I principali rettili che popolano la valle e le sue pendici più calde sono la Lucertola muraiola, il Ramarro e la Natrice tessellata. Poche sono le specie che raggiungono e superano la fascia del bosco. Fra queste si trovano l’Orbettino, la Lucertola vivipara, la Coronella austriaca, la Natrice dal collare, la Vipera aspide e il Marasso. Solo nel 2016 è stata scoperta nella vicina Valsesia una nuova specie di serpente endemico sul cui areale di distribuzione sono ancora in corso verifiche, ed è stata denominata Vipera dei Walser. La distinzione dalle altre due congeneri non è affatto semplice e può essere fatta solo da un occhio esperto. L’escursionista può incontrare quindi principalmente solo due serpenti velenosi, la Vipera aspide e il Marasso. Il morso di questi serpenti è molto doloroso, ma salvo in casi particolari, non è mortale. Comunque è necessario l’intervento di un siero antiofidico da parte di un medico. Questi rettili mordono solo quando si sentono minacciati, afferrati o messi alle strette; d’abitudine all’avvicinarsi dell’uomo si mettono alla fuga. Non si dovrebbe pertanto, in nessun caso, uccidere un serpente, nemmeno quando si è sicuri che si tratti di una specie velenosa, perché questi animali occupano un posto importante nell’equilibrio naturale e sono un elemento notevole della fauna delle Alpi.