Storia dell'alpinismo e personaggi illustri
Macugnaga, mille anni di storia
Gli alti valichi del Monte Rosa sono stati percorsi già nell’antichità e verso la metà del ‘200 il Passo del Moro ha visto il passaggio dei Walser che, scesi dalla valle di Saas Fee, hanno fondato il primo nucleo di Macugnaga. Qui però già nel 999 erano presenti alcuni alpeggi che venivano sfruttati con la transumanza estiva dai pastori che risalivano la valle Anzasca. La pergamena - di cui una copia è esposta al Museo della Montagna e del Contrabbando - li documenta con il termine latino di “alpes” ed è la prima volta che questo nome indica degli alpeggi e non le montagne. Macugnaga ha quindi una storia di lunga durata: più di un millennio.
Oltre due secoli di alpinismo
La storia dell’alpinismo è molto più recente poiché i Walser, che da Macugnaga si sono poi diffusi ad Alagna e in altre comunità, sono concentrati sulle attività lavorative per la sopravvivenza, soprattutto quando, dal ‘500 all’800 il clima si raffredda con la “Piccola Età Glaciale”. Il 1789 è una data molto importante poiché segna l’inizio del turismo. Orazio Benedetto de Saussure, alpinista e naturalista svizzero, è il primo a percorrere il Tour del Monte Rosa, attraversando le valli meridionali del massiccio fino a Zermatt. Da Macugnaga Saussure sale al Pizzo Bianco, guidato dal cacciatore di camosci Giovanni Battista Jacchetti, che è quindi la prima guida macugnaghese, mentre alloggia nell’unica locande del paese, di Anton Maria del Prato, che quindi può essere considerato il primo albergatore.
I precursori
Saussure è un importantissimo promotore turistico di Macugnaga descrivendo la sua bellezza ambientale nei suoi libri che vengono letti in tutta Europa stimolando l’interesse soprattutto negli inglesi che all’inizio dell’Ottocento iniziano a compiere i viaggi del “Grand Tour”, focalizzato anche sull’esplorazione della montagna. La maggior parte degli escursionisti inglesi arriva in paese dal Passo del Moro per ammirare la parete del Rosa. Una visione scenografica eccezionale che - come scrive il pittore Williams Brockedon - merita da sola un viaggio da Londra. Tra questi precursori c’è anche una donna, Lady Cole, anch’essa larga di elogi per la bellezza e la grandiosità del Rosa. Macugnaga è meta anche dei primi turisti italiani che però sono attirati dalle miniere aurifere di Pestarena, e dai pellegrini vallesani diretti al santuario di Varallo Sesia.
Vittorie e tragedie sulla Dufour
Dopo la metà dell’ Ottocento sono sempre gli inglesi a compiere, nel 1855, la prima salita del Rosa dal versante svizzero di Zermatt. La prima ascensione della Dufour del versante di Macugnaga è del 1872. Il merito è tutto della guida Ferdinand Imseng, emigrato dalla valle di Saas Fee per fare il minatore, che guida tre inglesi (Charles Taylor e i fratelli William Martini e Richard Pendlebury) in un’impresa che era ritenuta molto difficile e soprattutto pericolosa a causa delle valanghe che spazzano la Est, la“parete himalayana delle Alpi”. La relazione della “prima” è pubblicata sull’autorevole rivista “Alpine Journal” ed evidenzia il valore di Imseng che viene assoldato dai migliori alpinisti, fra cui il milanese Luigi Brioschi per compiere la salita della Est della Nordend (la seconda cima del Rosa e la più alta del Piemonte). Imseng accetta anche l’invito a ripetere la Dufour con l’esploratore romano Damiano Marinelli e il valtellinese Giovanni Battista Pedranzini. È l’8 agosto 1881, un pomeriggio afoso. La cordata attraversa incautamente il canalone che poi prenderà il nome di Marinelli, dove viene travolta. È la prima grande tragedia dell’alpinismo italiano e avrà un’eco nazionale.
Guide e alpinisti
Otto anni dopo la Dufour viene salita da un’altra cordata italiana, della quale fa parte mons. Achille Ratti allora prefetto della biblioteca ambrosiana che nel 1923 diventerà Papa Pio XI. Intanto a Macugnaga si afferma un’altra grande guida, Mattia Zurbriggen, il “Tifal” (diavolo), con salite in tutti i continenti. Un’impresa particolarmente importante è quella di Jacques Lagarde e Lucien Devies che nel 1931 aprono la Via dei Francesi la più lunga delle Alpi, con 2.400 metri di dislivello. L’alpinismo solitario è invece praticato da Ettore Zapparoli, scrittore e musicista, che scompare sulla Est del Rosa nel 1951. Il suo corpo riemergerà dal ghiacciaio 56 anni dopo, così come quello della guida valdostana Casimiro Bich, scomparso nel 1925. Sono gli unici restituiti dai crepacci. Gli altri quindici, fra cui la guida Gildo Burgener, sono ancora prigionieri della montagna.
L’epoca delle prime invernali
Nel 1958 Giuseppe Oberto partecipa alla spedizione dei CAI al Gasherbrum 4° e alla fine degli anni Sessanta le guide di Macugnaga compiono una serie importante di prime invernali sulla parete Est con Luciano Bettineschi, i fratelli Felice e Carlo Jacchini, Michele Pala e Lino Pironi, mentre gli ossolani Armando Chiò e Dino Vanini ripetono d’inverno la Via dei Francesi. Negli anni successivi importanti anche le imprese di Gianni Tagliaferri, Claudio Schranz e soprattutto di Fabio Iacchini.
Lo sci estremo
Claudio Schranz e Fabio Iacchini non sono solo eccellenti guide, ma anche protagonisti dello sci estremo, sulle orme dello svizzero Sylvain Saudan, il primo a scendere con gli dalla parete Est nel 1969.Nel 1979 Stefano De Benedetti scende invece sulla Via dei Francesi. Poi le discese sulla Est sono praticate da centinaia di sciatori di tutte Europa.
Il lago Effimero
Nel 2002 si è verificato un fenomeno eccezionale: la formazione del Lago Effimero, un bacino di oltre 3 milioni di metri cubi di acqua formatosi al centro del ghiacciaio del Belvedere. Lo spettacolo è durato solo un paio di anni, a causa dei cambiamenti climati.
Macugnaga e la Valle Anzasca offrono percorsi escusionistici e alpinistici, nonché diverse palestre di roccia e corsi di alpinismo, per farvi vivere la montagna in tutte le sue manifestazioni.
Vi aspettiamo per una visita guidata al Museo della Montagna e del Contrabbando, a Staffa.
Testo di Teresio e Daniela Valsesia