Antichi mestieri e tradizioni rurali

Antichi mestieri e tradizioni rurali

Le testimonianze delle tradizioni rurali e del legame degli anzaschini con le proprie montagne e gli antichi mestieri sono da sempre ben visibili tra paesi, frazioni e sentieri della Valle Anzasca.

Proprio lungo le mulattiere e i semplici percorsi che collegano i paesi della bassa valle, i camminatori più attenti potranno scovare piccoli tesori nascosti che riportano indietro nel tempo, tra stupore e meraviglia.

A partire dagli antichi torchi, come quello in ottimo stato di conservazione visitabile a Morlongo (località di Piedimulera): costruito nel XVII secolo, racconta le storie legate alla viticoltura di queste vallate. La località dista circa 2,5 km da Piedimulera e può essere raggiunta in auto, parcheggiando nella piccola piazza della frazione. Con un breve percorso a piedi, seguendo le indicazioni per la località Madonna e oltrepassando l'Oratorio dedicato alla Madonna delle Grazie, si raggiunge agevolmente questo splendido scrigno nascosto.

Ma i protagonisti indiscussi di questo viaggio nelle tradizioni contadine sono soprattutto i numerosi antichi forni che costellano il territorio della Valle Anzasca. Talmente numerosi da dare il nome ad un percorso, la Via del pane di Calasca Castiglione: un itinerario nella storia, tra frazioni e piccoli forni comunitari, adatto a tutti e arricchito da numerosi pannelli informativi. I cereali venivano coltivati lungo i terrazzamenti creati dall'uomo nel corso dei secoli: era soprattutto la segale a resistere alle condizioni climatiche della Valle Anzasca e con la sua farina nasceva il pane nero, rustico e durevole, oltre che squisito.

I forni della Valle Anzasca, oggi ristrutturati in alcune frazioni, si riaccendono in occasione di feste paesane e ricorrenze particolari, come avviene per esempio a Macugnaga ed anche in alcune frazioni di Calasca Castiglione (a Ielmala e Olino i forni frazionali ancora oggi in ottimo stato conservativo).

Non mancano ovviamente i mulini, altro tassello fondamentale della vita di montagna e per la sussistenza dei suoi abitanti: tutti alimentati dalla forza dell’acqua, erano fondamentali per macinare tanto i cereali, quanto le castagne e produrre le farine per pani ed altre preparazioni “povere”. La Via delle torri e dei mulini, nel territorio di Vanzone con San Carlo, ospita diverse strutture, tra cui il restaurato e visitabile Mulin ad’ Giachet nella frazione di Roletto.

Nella frazione di Villasco a Castiglione è visibile ancor oggi il Mulin dul Gabriel: in funzione fino alla metà del XX secolo, il mulino è ora una preziosa testimonianza a ricordo delle attività primaverili e autunnali per la macinazione di segale e castagne. Gabriel, l'ultimo muliniere, morì cadendo da un filo a sbalzo che utilizzava per attraversare i torrenti nelle sue battute di pesca. Nel territorio di Calasca, a Molini, è visibile un altro bel mulino. In questa frazione sorgevano impianti per la “peste della canapa”, alcune tintorie e un maglio alimentato ad acqua. Nel 1919, infine, venne impiantata una azienda ferraia.

Le montagne della Valle Anzasca, ricche di boschi, oggi come in passato, hanno rappresentato anche fonte di legna di qualità. La Segheria Tabachi, nel territorio di Ceppo Morelli, è simbolo di una professione strettamente legata alle terre di montagna. La struttura, oggi restaurata dopo anni di inutilizzo, funzionava sfruttando il corso del torrente che passava all'interno della segheria e muoveva i macchinari attraverso la forza di alcuni mulini: una vera e propria opera dell'ingegno umano.

Torchi, forni, mulini, lavatoi e segherie: segni indelebili della ruralità di queste montagne, fondamentali tasselli per non dimenticare la genuina vita del passato e, perchè no, per tornare a lavorare ed investire sulla generosa terra della Valle Anzasca.