Storia di Vanzone con San Carlo
"Avanzone" e "Ciola"
Il doppio toponimo di questo comune della valle Anzasca, vallata ossolana di destra, denuncia che storicamente si trattava di un'unica entità, bensì di due distinti paesi dotati di autonomia amministrativa: Vanzone e San Carlo d'Ossola, la cui unificazione risale al 1865.
Il paese si trova a quota 766 sul livello del mare su un pianoro morenico lasciato dal ghiacciaio del quaternario che occupava la Valle Anzasca e ne ha tracciato i segni sulle rocce levigate che sono tuttora visibili.
Il capoluogo ha sede a Vanzone, anticamente detto Avanzone o Vantionum, tipico villaggio di valle posto sulla sponda sinistra del torrente Anza.
Gli edifici che ne compongono il nucleo principale denotano, pur nell'estrema semplicità delle linee, una nobiltà architettonica di considerevole rilievo. Già in epoca romana questi luoghi dovevano ospitare insediamenti umani: lo testimoniano numerosi reperti, databili al I secolo d.C., venuti alla luce a seguito degli scavi archeologici di fine Ottocento.
In età medioevale le vicende che hanno caratterizzato Vanzone, come pure San Carlo, sono del tutto analoghe a quelle degli altri centri dell'intero territorio dell'Ossola inferiore: feudo posto in un primo tempo sotto la signoria vescovile, passato poi al comune di Novara per finire nel 1381 possesso visconteo.
Fu sede di dogana e residenza del Luogotenente del Giudice di Vogogna per le cause civili. Qui si riscuoteva il dazio sulle merci in transito (sciostra), cespite tra i principali del libero comune della Valle, anche se la sede del Consiglio Generale della Valle era a Pontegrande.
In ambito religioso Vanzone dipese dalla chiesa matrice di Bannio finchè nel 1433, non ottenne il diritto di costituirsi in parrocchia autonoma. Sino alla metà del XVII secolo svolse funzioni di parrocchiale l'Oratorio dell'Annunziata; all'interno di questa chiesa è conservata un'interessante serie di affreschi risalenti al XV secolo.
L'odierna Parrocchiale di Santa Caterina, edificata tra il 1642 e il 1649, è ricordata per il grande portale ligneo scolpito. L'altare maggiore realizzato con marmi policromi è opera dei fratelli Pozzi. Più a valle si trova San Carlo, un tempo chiamato Ciola o Civola.
Alla Parrocchiale di San Carlo si accede mediante un'imponente scalinata; nell'interno della chiesa va segnalata l'ottimo barocco espresso dagli intagli lignei dell'altar maggiore.
Nel territorio è presente una miniera aurifera, esaurita nei primi anni del Novecento, nota come la miniera dei Cani, dal nome del celebre condottiero Facino Cane.
Nella galleria è stata scoperta una sorgente di acqua minerale che risulta avere buone proprietà anche curative.