I Figli della Miniera
I Figli della Miniera sono un’associazione nata per tenere sempre vivo il ricordo di Pestarena (Macugnaga, valle Anzasca) e delle sue miniere d’oro: storie di lavoro e fatica, di uomini e donne che le hanno vissute.
Infatti la frazione di Macugnaga, Pestarena, può vantare ben sette secoli di storia legata all'attività mineraria.
La prima testimonianza, seppur indiretta, dell’estrazione e lavorazione di metalli preziosi in valle ci viene dai documenti connessi al trattato di pace e concordia di Saas Almagell del 16 agosto 1291 stipulato tra i conti di Biandrate e gli abitanti delle valli di Saas e Anzasca.
Si comincia però a dar forma compiuta alle vicende minero-metallurgiche anzaschine solo dalla seconda metà del Seicento, secolo di cui va menzionata la relazione del notaio milanese Brusati, da cui si ricava la prima descrizione del trattamento del minerale aurifero impiegato in valle, rudimentale sistema che per la sua praticità e basso costo anche nel Settecento verrà sempre preferito ad altri metodi metallurgici a maggior rendimento, ma assai più complessi e laboriosi.
Poco prima della metà del Settecento si ebbe invece uno sviluppo nell’attività mineraria via via crescente, con l’emergere di una classe di imprenditori appartenenti a famiglie della valle
L’attività estrattiva e metallurgica si sviluppò in modo particolarmente consistente nell’arco degli anni 1760-1785, periodo che rappresenta sicuramente il capitolo più significativo della storia della valle Anzasca per il XVIII secolo. Macugnaga divenne un polo minerario di primaria importanza, dove confluirono in modo massiccio maestranze provenienti da varie zone minerarie alpine in cui si stava registrando un contemporaneo calo di attività: Canavese, Valsesia, Valle d’Aosta, Tirolo, Voralberg e Sudtirolo. Si può ritenere che gli immigrati si attestassero attorno a un terzo del totale della popolazione di Macugnaga, cioè il loro numero fosse prossimo ai 300, con una percentuale paragonabile a quella riscontrata nella vicina Alagna durante il decennio precedente.
Attorno alla metà dell’Ottocento il capitale britannico inseguiva promettenti iniziative minerarie fuori dall’Inghilterra e una parte degli investimenti interessò le regioni alpine. Nel marzo 1863 nasceva così The Vallanzasca Gold Mining Company Ltd che prese in affitto dalla Società Anonima delle Miniere dei Cani la miniera omonima sopra San Carlo e gli impianti di Battiggio e nel gennaio 1866 veniva fondata nella capitale britannica la società mineraria più importante cioè The Pestarena Gold Mining Company Ltd,
In occasione dell’Esposizione universale di Torino del 1884, l’allora direttore e procuratore Harper Powell vantava che il complesso minerario della società era uno dei principali comprensori auriferi europei, con più di 500 operai occupati, di cui 350 a Pestarena e 150 in val Toppa.
I costi di mantenimento delle miniere erano però già alti per il tempo e quindi tra il 1902 ed il 1906 la Pestarena Mining Company Limited cedette tutte le proprietà minerarie ai fratelli Ceretti di Villadossola, imprenditori siderurgici che avevano intenzione di recuperare semplicemente il materiale ferroso. Pena però la decadenza del diritto alla concessione per la prolungata inattività, essi ripresero l'attività di estrazione e la società rimase fiorente fino al 1939 quando venne espropriata dalla autarchica AMMI (Azienda Minerali Metallici Italiani)
Durante gli anni bui del secondo conflitto mondiale la produzione si ridusse di molto, mentre l'ingegner Bruck continuava la sua instancabile opera a favore dei minatori, iniziata con l’introduzione di accorgimenti tecnici contro la silicosi e il controllo sanitario periodico delle maestranze, fino ad arrivare ad esporsi in prima persona per favorire l’esonero dei suoi dipendenti dal servizio militare e impedirne così la deportazione in Germania. Dai poco più di 400 addetti degli anni 1938-39 si pervenne agli 870-880 del 1942-43. In questo periodo del Novecento in valle Anzasca giunsero lavoratori da tutta Italia, con prevalenza di bresciani, bergamaschi, trentini e bellunesi, ma anche sardi e calabresi.
Le coltivazioni nelle parti più profonde unitamente alla mancanza di adeguate infrastrutture in sotterraneo dal 1954 determinarono però un forte aumento dei costi di trasporto, con anni di gestione in grave perdita e la riduzione progressiva del personale (80 addetti nel 1960).
Infine il 13 febbraio 1961 si verificò un incidente in cui morirono 4 operai, tre sardi e un bergamasco, a seguito dello scoppio di cariche e detonatori che essi stavano trasportando.
Fu questo evento funesto a decretare la chiusura definitiva delle miniere di Pestarena.
Per approfondimenti vi consigliamo di visitare il sito dedicato: Figli della Miniera