Bannio Anzino

Bannio Anzino

Bannio, capitale millenaria della Valle Anzasca, si unì ad Anzino solo nel 1929: come in altre località della valle, l'unificazione avvenne dopo una lunga e travagliata storia fatta di dominazioni e aggregazioni. I due centri, insieme alla frazione di Pontegrande e alle nove località che fanno riferimento al Comune anzaschino, accolgono oggi quasi 500 abitanti.

Numerosi sono gli incantevoli scorci che si incontrano nella scoperta a passo lento di questi piccoli paesi, tra vicoli acciottolati e case tipiche in pietra e legno.

Il patrimonio più prezioso del paese, custodito nel centro di Bannio, è però la Chiesa Parrocchiale di San Bartolomeo, databile al XII secolo. Diverse sono state le modifiche strutturali, avvenute fino al XVII secolo, pochi anni dopo il completamento, avvenuto nel 1592, del campanile, oggi monumento nazionale. Di notevole fattura è l'altare maggiore, in legno scolpito e laminato in oro, mentre una cappella laterale della chiesa ospita un vero e proprio tesoro nascosto, un grande crocefisso in bronzo, espressione dell'arte fiamminga del Cinquecento.

Immerso nel verde e raggiunto da un piacevole percorso segnato dalle cappelle della Via Crucis, il piccolo Santuario della Madonna della Neve, eretto tra il 1618 e il 1622, è profondamente legato all'attività della Milizia Tradizionale di Bannio, la cui festa si celebra il 5 agosto.

Insieme a quella di Calasca, la Milizia di Bannio è il simbolo folkloristico più conosciuto dell'intera Val d'Ossola. Inizialmente con funzioni militari, le "Milizie delle terre" hanno poi rapidamente mutato il proprio ruolo. Oggi quella di Bannio segue i riti di un'antica tradizione, che culminano in due momenti distinti: il 5 agosto di ogni anno la Milizia presta il picchetto d'onore, con tanto di scariche di fucili caricati a salve, in occasione della già citata festa del Santuario della Madonna della Neve. Nella prima domenica di agosto viene invece celebrata la festa storica della Milizia Tradizionale, da sempre presente all'appuntamento in ranghi completi e con gli ufficiali a cavallo.

Anzino ha il suo cuore religioso nel Santuario di Sant'Antonio, dedicato al Santo di Padova dal 1669, quando all'interno fu esposta una pala d'altare raffigurante l'apparizione di Gesù Bambino al Santo. La pala venne subito considerata miracolosa e richiamò un numero sempre crescente di devoti pellegrini.

Bannio Anzino: immateriale o materiale? Per salvaguardare le tradizioni, le leggende e il patrimonio storico intangibile, è nato il Museo dell’immateriale, ospitato presso la chiesa sconsacrata di Santa Marta e gestito dall’associazione Musei d’Ossola (apertura su richiesta).

Dall'immateriale al materiale il passo è breve: Bannio Anzino, come tutta la Valle Anzasca, offre piccole produzioni tipiche da assaporare. Dai maiali "Neri del Rosa" – che sono tornati a popolare queste montagne da pochi anni – ai salumi artigianali prodotti a Pontegrande, l'ampia offerta è strettamente legata a produzioni di qualità.

Dopo aver degustato le delizie gastronomiche del territorio un'escursione ai piedi del Monte Rosa è d'obbligo: innumerevoli sono le opportunità in quota con gradi di difficoltà molto variegati.  Si passa dagli itinerari più semplici –  il "sentiero della salute" che collega Bannio a Ceppo Morelli attraverso splendide pinete o il percorso che raggiunge l'Alpe Soi – fino all'offerta per un alpinismo più impegnativo su pareti e creste in quota. Molto apprezzato è il Cammino di Sant'Antonio, percorso devozionale che collega la Valsesia al Santuario di Sant'Antonio.

A Bannio Anzino tangibili segni della storia, della natura e delle tradizioni locali si uniscono in perfetta armonia, con lo sguardo rivolto al futuro di questa piccola porzione di Alpi, che accoglie il visitatore con il sorriso genuino e con l'aria pura di montagna